Martedì 5 luglio, ci siamo ritrovati verso le 8 del mattino davanti alla nostra sede per prendere il pullman che ci ha portati a Torino, meta il Museo Egizio. Nel tragitto dal pullman al museo, passiamo davanti a Palazzo Carignano, sede del primo Parlamento. Arrivati al Museo Egizio, c'è un po' di coda da fare, ma è l’occasione per guardarsi attorno e capire da dove inizia il percorso. Prima di iniziare la visita al Museo Egizio, gli addetti ci hanno consegnato un braccialetto di carta e un'audioguida. La storia del Museo Egizio nasce nel 1759 quando un appassionato egittologo di Padova, Vitaliano Donati, si recò in Egitto per effettuarvi scavi e ritrovò vari reperti, che furono inviati a Torino. All'inizio dell'800, all'indomani delle campagne napoleoniche in Egitto, in tutta Europa scoppiò una vera e propria moda per il collezionismo di antichità egizie. Bernardino Drovetti, piemontese, console generale di Francia durante l'occupazione in Egitto, collezionò in questo periodo oltre 8000 pezzi tra statue, sarcofagi, mummie, papiri, amuleti e monili vari. Nel 1824 il re Carlo Felice acquistò questa grande collezione per la cifra simbolica di 4.000 lire ed unendovi altri reperti di antichità classiche di Casa Savoia, tra cui la collezione Donati, diede vita al primo Museo Egizio del mondo. Sul finire dell'Ottocento il direttore del museo, Ernesto Schiaparelli, avviò nuove acquisizioni e si mise personalmente a condurre importanti campagne di scavi in Egitto. In questo modo, intorno agli anni trenta del '900, la collezione arrivò a contare oltre 30 000 pezzi in grado di testimoniare ed illustrare tutti i più importanti aspetti dell'Antico Egitto, dagli splendori delle arti agli oggetti comuni di uso quotidiano.
Ogni sala del Museo è un tuffo nella storia, sembra quasi di trovarsi nell'antico Egitto e sentire le voci dei Faraoni che parlano con i loro ministri. I vari reperti abbracciano un periodo di 3000 anni e ci mostrano gli usi e costumi del popolo egizio, le approfondite conoscenze in scienze come la matematica e l’astrologia, e la bravura degli artigiani egizi. Nelle diverse sale si possono ammirare oggettistica quotidiana, vasi e utensili, abiti, gioielli, cibo, mobili, animali imbalsamati, statue di tutte le dimensioni, sarcofagi e mummie, tutti ritrovati nelle tombe poiché gli antichi egizi credevano che la vita dopo la morte richiedesse anche oggetti quotidiani. Uno dei pochi reperti non trovati in una tomba è la mummia più antica, risalente a più di 5000 anni fa, mummificatasi naturalmente nella sabbia del deserto. Altre mummie, in perfetto stato di conservazione, si trovano nella Tomba degli Ignoti, di epoca predinastica scoperta da Ernesto Schiaparelli. Sempre a Schiaparelli si deve il ritrovamento della tomba intatta di Kha e della moglie Merit, a nord di Deir el-Medina nel 1906, Kha fu capo architetto dei lavori della necropoli al servizio del faraone Amenhotep III. E’ qualcosa di straordinario, i reperti sono posti in enormi teche e possiamo vedere il sarcofago di Kha ornato di decorazioni d'oro e fatto di legno di cedro e quello più semplice di Merit, insieme ai loro vasi canopi e a oggetti di uso quotidiano: letti, poggiatesta, sgabelli, tuniche e vesti di lino, contenitori con biancheria e addirittura cibo fossilizzato. Si possono vedere anche alcuni attrezzi del mestiere: due cubiti (unità di misura pari a 52,5 cm), uno in legno di acacia e ripiegabile, contenuto in un astuccio di pelle rossa con una piccola cinghia per poterlo appendere alla cintura; l'altro ricoperto in lamina d'oro con incise alcune iscrizioni, donatogli direttamente dal faraone. Un lungo papiro perfettamente conservato con iscritte le varie formule del Libro dei morti e una piccola scacchiera del gioco senet per due persone. Gli oggetti personali della moglie Merit, tra cui gioielli, strumenti per il trucco e la sua splendida parrucca nera, perfettamente conservata e ancora intrisa del grasso che, mescolato a profumi e posizionato a forma di cono sopra di essa, doveva, sciogliendosi gradualmente, disperdere le essenze di cui era impregnata durante le occasioni mondane cui Merit partecipava. La sola tomba di Kha ci fa un quadro completo di usi e costumi dell’epoca. Finalmente arriviamo nel salone dei Re, qui troviamo Ramesse II con Nefertari, se state attenti, sta proprio passando a fianco a noi e ci saluta con un cenno del capo. Terminata la visita torniamo alla realtà torinese e ci dirigiamo a prendere il pullman, ma l'attenzione dei nostri cuochi Paola e Gianni si focalizza su un negozio dove vendono grembiuli e cappelli da cuoco, e così decidono di comprarsi i cappelli con il proprio nome ricamato. Il pullman ci porta al Borgo Medievale del Valentino, dove ci sistemiamo per il pranzo al sacco. Mentre mangiamo, Gianluca vede uno scoiattolo che si aggira indisturbato nel parco, e subito tutti lo guardiamo. Gianluca e Barbara scattano alcune foto, l'arrivo dello scoiattolo ha catalizzato la nostra attenzione e qualcuno gli lancia delle briciole. Dopo aver gustato un buon caffè, ci dirigiamo verso il Borgo Medievale, purtroppo inaccessibile per chi ha la carrozzina perché pieno di sassi. È stata una bellissima giornata, ringrazio tutti per la partecipazione e collaborazione. Alla prossima.
Marina Boido